“Roma è una città sconosciuta a se stessa”.
In uno dei primissimi incontri della redazione di Scomodo per elaborare un’indagine sul futuro della città questa frase, uscita quasi per caso, ci ha guidato nel ripensare un’azione e un immaginario diverso per contribuire, nel nostro piccolo, alla vita della più popolosa città d’Italia, nonché una delle più estese d’Europa.
Come Scomodo da quasi cinque anni decliniamo una parte importante della nostra azione sociale e culturale su Roma, costruendo una comunità attiva che possa incidere concretamente su un terreno comune. È per noi un impegno essenziale come cittadini e come nuova generazione avviare un processo di interrogazione stabile sulla città che viviamo e nella quale molti di noi vedono proiettato il proprio futuro e le proprie speranze. Una città che abbiamo osservato nel corso degli anni con un’unica lente, incapaci di guardare fuori dal selciato tradizionale di uno sviluppo urbano statico e dogmatico. La nostra generazione ha il dovere morale di fare in modo che un nuovo sguardo possa essere possibile. Rivolgersi alla città con una prospettiva dinamica ed un approccio empatico verso le persone e i territori che costruisca una nuova spinta di riflessione per chiunque si impegni per questa città.
È la consapevolezza dell’immensità del patrimonio umano che Roma ospita, e che viene strutturalmente e ripetutamente trascurato, che ci ha spinto a provare a scrivere un racconto diverso e propulsivo che vede nel dialogo generazionale e nel lavoro sul campo due principi centrali.
Il lavoro di ricerca che con questo testo inauguriamo, è frutto di un lungo processo di discussione e di coinvolgimento. Un percorso nato oltre due anni fa da un gruppo di redattori di Scomodo che ha coinvolto nel tempo persone ed esperienze legate a vari ambiti della società civile e che ha visto nell’incontro con Treccani un’importante occasione di crescita e definizione.
Fin dall’inizio del percorso, sono state coinvolte diverse professionalità, cittadini affascinati dall’idea di gettare un nuovo sguardo sulla città, pronti a dare un contributo ad una ricerca innovativa nel panorama italiano.
In questo contesto, in collaborazione con un team di professionisti ed una rete di associazioni di ricerca, è maturata l’idea di intraprendere un’indagine pluridirezionale per indagare in profondità il tessuto sociale e culturale della città, cogliendone le dinamiche meno visibili.
Un’indagine che si pone inoltre l’obiettivo della riscoperta del giornalismo come strumento di indagine politica. Un’operazione quindi che mette al centro un lavoro sostenuto dal modello giornalistico proprio dell’attivismo delle ragazze e dei ragazzi che compongono la nostra redazione. Modello basato sull’approfondimento long-form e sulla partecipazione che ricongiunge il giornalismo ad una dimensione di azione, sociale, politica e culturale sui territori.
Una delle più interessanti forme di ricerca sperimentate nell’ambito dell’osservazione diretta e sul campo è stata la Inquiry into the life and Labour of the people in London del sociologo e filantropo Charles Booth, pubblicata in diverse edizioni dal 1889 al 1903. Prendendo in analisi tutto ciò che fosse quantificabile nella vita dei cittadini dei diversi quartieri della Londra tardovittoriana, Booth arrivò a redigere una delle più accurate mappature della città mai realizzate, fornendo un fedele ritratto della realtà sociale della capitale inglese. Grazie all’enorme mole di dati raccolti da Booth e dai suoi collaboratori, la ricerca forniva uno spaccato sulle condizioni di vita e di lavoro degli uomini e delle donne londinesi, sull’organizzazione dello scambio e dell’industria, sugli effetti delle migrazioni interne ed esterne, sulle principali attività del tempo libero dei cittadini e sulla loro vita religiosa.
L’osservazione sul campo, attraverso l’ideazione e la predisposizione di modulistica e questionari, redatti grazie al confronto con professionisti di ambiti diversi, e distribuiti capillarmente da centinaia di volontari facenti capo alla redazione e agli stakeholders coinvolti, è largamente ispirata alla ricerca del sociologo inglese. L’indagine vuole intercettare i concreti bisogni e le speranze della cittadinanza costruendo nuove mappe e raccontando la città con immediatezza, attraverso lo sguardo di chi la vive nella quotidianità.
Il coinvolgimento di alcune professionalità interne al team di ricerca ha permesso lo sviluppo di un altro metodo di indagine, centrale nella trattazione delle tematiche: l’indagine netnografica. L’“etnografia di Internet”, strumento sempre più usato, oggi consente di immergersi nelle interazioni e nelle conversazioni on-line pubbliche di un gran numero di cittadini, con l’obiettivo di comprendere, nel nostro caso, come questi parlano della loro città e delle loro speranze legate all’abitare, privilegiando dunque l’aspetto percettivo e intimo. Al materiale raccolto grazie all’osservazione diretta e all’etnografia di Internet verranno affiancati strumenti di statistica tradizionale, per elaborare e comprendere al meglio la mole di dati raccolta attraverso interviste e questionari.
Il confronto istruttorio ha portato all’individuazione di una serie di tematiche che costituiranno il perimetro massimo della ricerca, dal mondo degli abusi e delle dipendenze all’indagine transgenerazionale sulle comunità straniere che popolano la città, dall’associazionismo e dalla produzione culturale capitolina al mondo del lavoro, dal tema dell’abitare, degli spostamenti urbani e dello sviluppo immobiliare al tema dell’istruzione e alle prospettive della Generazione Z.
Queste tematiche non vogliono esaurire la riflessione, né essere lo scheletro perfettamente definito della ricerca, ma rappresentano un corpus in divenire che prenderà forma attraverso un ventaglio di espressioni diversificate in forma di specifici approfondimenti, volti a raccontare ciò che verrà raccolto nel corso dell’indagine e la sua potenziale macroscopica prospettiva di crescita.
L’intento finale è quello di aprire una discussione sul futuro di Roma, contribuire ad un processo come primo passo in grado di costruire nel tempo una visione della città che oggi più che mai manca. Una prospettiva capace di restituire a Roma la percezione di se stessa per ripensarla dopo uno dei momenti più difficili nella nostra storia recente e renderla uno spazio di possibilità per il futuro delle nuove generazioni.