
La notizia del decesso del leader di Forza Italia, figura cardine del sistema politico ed editoriale italiano nel corso degli ultimi 30 anni, ha ovviamente occupato le prime pagine dei maggiori quotidiani nazionali per tutta la settimana successiva. Proprio il suo ruolo nel mondo dell’editoria ha profondamente influenzato il modo in cui i giornali italiani hanno deciso di narrare la sua morte.

Non sorprende il saluto commosso e la celebrazione della vita del leader di Forza Italia da parte delle testate di destra. Azionista di maggioranza della Società Europea di Edizioni S.p.A dal 1979, la famiglia Berlusconi ha avuto il controllo de Il Giornale, principale quotidiano giornalistico di destra del paese, fino all’aprile di quest’anno. Giornalisti come Maurizio Belpietro e Alessandro Sallusti, attuali direttori de La Verità e Libero, si sono formati sotto l’egida dell’impero mediatico dell’imprenditore milanese. Spiccano nei loro articoli del 13 giugno ricordi personali e sincero affetto verso il loro ex-editore, a cui devono le proprie carriere giornalistiche.

Così come non sorprende il trattamento riservato a Berlusconi dal Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio. Nonostante la carriera giornalistica del direttore del Fatto sia iniziata proprio al Giornale di Montanelli, abbandonato insieme al suo direttore proprio a causa dell’ingerenza crescente del proprietario di Fininvest, Travaglio ha plasmato le sue successive esperienze nelle redazioni de La Voce, La Repubblica e L’Unità su un antiberlusconismo militante, mantenuto (e accresciuto) con la fondazione del Fatto. La prima pagina del quotidiano del 13 giugno sottolinea le vicende giudiziarie che hanno visto protagonista il leader di FI, mentre nel suo editoriale Travaglio lascia che siano le stesse parole di Berlusconi, nel corso della sua trentennale carriera politica, a mostrare la sua incoerenza.

Da sottolineare la linea moderata adottata da Il Domani. Il giornale di proprietà di Carlo De Benedetti, nei giorni successivi al decesso, ha deciso di concentrarsi quasi unicamente sull’analisi dell’eredità politica di Berlusconi, pur non mancando di sottolineare nella prima pagina del 13 giugno i legami dell’imprenditore milanese con Cosa Nostra.
Non era scontato che il giornale di De Benedetti adottasse una linea così soft nei confronti di Berlusconi. I due erano infatti stati protagonisti della vicenda del Lodo Mondadori, lo scontro per l’acquisizione delle quote di maggioranza dal gruppo editoriale che vide De Benedetti perdere a causa della corruzione del giudice della Corte d’Appello di Roma da parte dell’avvocato Fininvest Cesare Previti. Successivamente, è stata proprio La Repubblica di De Benedetti a divenire l’alfiere dell’antiberlusconismo in Italia.

Per un avvenimento di tale portata è utile volgere uno sguardo al di fuori dell’Italia per vedere come il lutto sia stato accolto nelle redazioni dei quotidiani stranieri dove la sua influenza mediatica è stata sicuramente molto minore, ricordi personali non ce ne sono e il racconto di questo personaggio appare più nitido, scevro da affetto o rancore, senza quel richiamo istintivo a dare un giudizio finale sulla vita del personaggio.


Gli articoli internazionali su Berlusconi riescono a raccontare la sua figura senza dilungarsi su aneddoti personali commoventi, narrando invece la storia, la politica e gli scandali in modo decisamente più neutro.
Se nei quotidiani spagnoli, francesi o tedeschi gli viene ancora dedicata la prima pagina, diverso è il caso nei quotidiani anglosassoni: qui non sempre la morte di Berlusconi compare in prima pagina, se in forma di piccolo riquadro rimanda a un articolo nelle pagine successive. La differenza nel trattamento della notizia può forse essere individuata nella rilevanza che la figura ha avuto nella politica degli altri paesi: certamente per paesi come la Francia, la Spagna e la Germania, l’immagine di Berlusconi nei suoi anni di governo è stata decisamente presente. Non si può dire la stessa cosa per i paesi anglosassoni, in particolare per gli Stati Uniti d’America. Qui la sua immagine viene ricordata più per gli scandali che lo hanno coinvolto e per aver anticipato il Trumpismo.




Tutto sommato si può dire che all’estero siano tutti d’accordo nell’utilizzo di “divisivo” come aggettivo più adatto per raccontare questo personaggio, seguito da “populista” e “influente”.
In Italia l’ingombrante ruolo che Berlusconi ha rivestito nel mondo dell’editoria ha inevitabilmente condizionato il racconto che si è fatto di lui quando era in vita. Lo fa anche adesso che è morto, sia per chi ha fatto esperienza sotto la sua guida sia per chi l’esperienza l’ha fatta sotto la bandiera dell’antiberlusconismo. Con il resto del mondo che si è trovato spiazzato nel tentativo di comprenderli senza mai riuscirci, limitandosi a osservare con divertito disinteresse.
Lo spostamento apparente di un oggetto causato da un cambiamento di posizione dell’osservatore è un effetto ottico noto come parallasse. Parallasse è anche il nome della rassegna stampa critica di Scomodo. Attraverso questo concetto vogliamo descrivere il relativismo nelle interpretazioni dei fatti che caratterizza l’industria dei media in Italia. Commistioni politiche e partigianerie, rivalità fra editori, influenze degli inserzionisti. Ogni settimana proveremo a raccontarvi la genesi di una notizia, nel contesto della crisi strutturale del giornalismo italiano.