La riforma al Politecnico di Torino viola il diritto allo studio

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«Un ricatto. Tradotto, una scelta costretta tra togliere un diritto a tutti o toglierlo ad alcuni». «Mi sembra di essere un po’ il terzo Stato che viene fottuto dagli altri due agli Stati generali del 1789». Così commentano Federica Spataro, rappresentante dell’associazione RUN PoliTo e Matteo Bulgini, senatore accademico per l’associazione Alter.Polis, ciò che è successo al senato accademico del Politecnico di Torino. Il 16 marzo si è tenuta una votazione con cui sono state eliminate le sessioni di esami straordinarie per la laurea magistrale, mentre per la triennale gli appelli sono stati diminuiti da due a uno solo per ogni sessione. Per Bulgini si tratta dell’esito di «un percorso di almeno sei mesi in cui l’ateneo ci ha completamente ignorato come studenti». 

Togliere un diritto a tutti o toglierlo ad alcuni

Le sessioni straordinarie per gli studenti senza debito di frequenza, secondo i resoconti del senato, erano state proposte il 29 aprile 2021, a seguito dell’istituzione di una Commissione Didattica che aveva come «obiettivo la rivisitazione strutturale della concezione dell’offerta formativa di Ateneo» ed erano state approvate il primo giugno dello stesso anno. La motivazione ufficiale era cercare di ridurre il tempo medio di conseguimento del titolo di studi, in modo da cercare di ridurre il numero di fuori corso, che per il Politecnico è salito dal 35,7% nel 2014 al 45,8% nel 2021 (su una coorte di laureati selezionati da Almalaurea). 

Secondo Spataro «la prima proposta di limitare le sessioni straordinarie [approvate nel 2021, ndr] è avvenuta a gennaio 2023, in piena sessione». 

Lo riporta una presentazione sulle sessioni intermedie di Alter.Polis, anche se nei resoconti del senato accademico la proposta non è stata verbalizzata. Dalle testimonianze dei rappresentanti, nella seduta del 20 dicembre 2023, il Delegato del Rettore alle Valutazioni Strategiche, prof. Marco Cantamessa, ha reso nota una presentazione della direzione PEPS, cioè Persone, Programmazione e Sviluppo, che cura i processi di gestione delle risorse umane dell’ateneo. Nei resoconti del senato accademico non viene citata. Il documento presenta i dati aggregati dalle sessioni straordinarie in un anno, da autunno 2021 a autunno 2022. Ci sono anche vari commenti, che evidenziano tra cui il calo di prenotati e il numero ridotto di abilitati alla laurea grazie alle sessioni straordinarie

La seduta di marzo 2023, arrivata a quasi due anni dall’introduzione delle sessioni, serviva a confermare, riformare o eliminare l’esperimento dei nuovi appelli. Chi l’ha vissuta riferisce che la componente didattica è stata compatta sull’eliminare o riformare le sessioni straordinarie. «Invece di discuterne in commissione didattica, il vice rettore ha deciso di portare una proposta, che lui già dipingeva come un compromesso. Prima abbiamo votato per aprirle a tutti, cioè la nostra proposta. Questa proposta è stata votata a favore solo dagli studenti», commenta Bulgini. «Poi si è votato il “compromesso” […]. Qui però c’è stato uno stallo alla messicana perché chi voleva eliminarle del tutto ha votato contro il compromesso del vicerettore, così noi siamo stati costretti a votare a favore della sua proposta, quella poi approvata, perchè c’era il rischio che si votasse per eliminarle del tutto se anche questa falliva». «Ci sono state solo due opzioni. Voto favorevole per limitarle ancora, voto contrario uguale abolizione totale. Un ricatto. Tradotto, una scelta costretta tra togliere un diritto a tutti o toglierlo ad alcuni. Abbiamo votato uniti la prima opzione. Almeno tenere una parte…», aggiunge Spataro. Secondo il senatore, il voto alla fine è stato 16 a 9. 

Nonostante il rettore Guido Saracco, tre giorni prima della seduta, dichiarava in un’assemblea organizzata dagli studenti di essere contrario «a modificare le regole attuali, ma certamente a non arredare il tunnel: non è attraverso le sessioni straordinarie fatte in questo modo che si deve arrivare al time to graduation basso, è attraverso un investimento nella riduzione del numero di studenti serviti, nell’assistenza maggiore agli studenti». I motivi dichiarati che hanno spinto la componente didattica a non approvare la mozione degli studenti sono molteplici. Il vice rettore per la didattica Sebastiano Foti, indicato dalla componente studentesca come il promotore della proposta approvata, ha dichiarato a la Repubblica che per aiutare gli studenti in difficoltà è stato messo in piedi un sistema di tutoraggio e che la soluzione del Politecnico si basa sulla qualità della didattica e non la quantità degli appelli.

La mancanza di spazi

Il problema principale per i docenti sembra lo spazio, secondo i due rappresentanti intervistati. «Alcuni professori preferiscono non farle [le sessioni straordinarie, ndr] perché nel loro semestre preferiscono fare solo la loro parte di insegnamento, altri dicono che la sessione straordinaria è controproducente perché lo studente o studentessa dovrebbe studiare man mano, quindi preferirebbero fare prove in itinere» argomenta Spataro. Più categorico Bulgini: «Vuol dire lavorare di più. Poi ci sono posizioni sensate: alcuni esami non hanno questa flessibilità. Però dopo alcuni tirano fuori un problema etico per cui gli esami non bisogna provarli, ma bisogna sostenerli. Qualche professore ha avuto il coraggio di dire che non era pagato per fare esami in più. Un’osservazione barbara». 

Il rettore invece suggerisce una proporzione troppo alta di studenti per docente, introducendo l’esempio della Pontificia Università Javeriana di Bogotà, con cui il Politecnico ha una collaborazione. Gli studenti si sono lamentati della mancanza verifiche intermedie, che invece sono la prassi nei percorsi alla Javeriana. L’università colombiana, sostiene il rettore, ha 23mila studenti e 1200 docenti, meno di 20 studenti per docente, mentre il Politecnico ha un rapporto di «circa 30 a 1». I numeri del Politecnico sono in forte crescita: i nuovi immatricolati sono passati da 552 nel 2018/2019 a 1022 nel 2021/2022, gli iscritti da 31902 nel 2017/2018 a 33585 l’anno scorso.  Anche gli iscritti al test di ammissione 2022 sono aumentati del 10% rispetto allo scorso anno. Per ovviare ai numeri crescenti e agli spazi che rimangono gli stessi, il Politecnico ha approvato un piano edilizio da circa 500 milioni di euro, a cui si aggiungono gli investimenti in ricerca e innovazione del PNRR. Il rettore promette di avere aule in più, tra quattro/cinque anni. Secondo Spataro, «è assurdo che un ateneo di questo prestigio e di questa portata possa avere queste limitazioni di spazi. È un problema reale». Bulgini denuncia: «Io stamattina ho fatto lezione in un’aula con gente che si è dovuta mettere sulla cattedra per non stare per terra».

Due appelli per esame a sessione. Così recita l’articolo 40 del regio decreto del 4 giugno 1938, ancora in vigore. Al Politecnico di Milano, oltre alle canoniche tre sessioni (primo semestre, secondo semestre, settembre), esiste una sessione straordinaria a novembre per gli studenti che si avvicinano al termine degli studi. Il CNSU, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, l’8 settembre 2011 approvava all’unanimità che, ogni anno, ciascuno studente «ha diritto ad un numero minimo di 6 appelli e ad un ulteriore appello straordinario per gli studenti fuori corso». La proposta, rivolta al Ministero dell’Università e della Ricerca, è stata riconfermata tre anni dopo

Intanto il Politecnico di Torino, almeno per la magistrale, ritorna ai canonici cinque appelli. 

Nonostante la rabbia espressa dai rappresentanti degli studenti, la popolazione studentesca del PoliTo non sembra essere stata dello stesso avviso. «Gli animi sono già freddi rispetto al 16 marzo, spero sia stanchezza e non rassegnazione», commenta Bulgini. «Fin qui sono stati organizzati dei momenti, però sono stati scarsamente partecipati. Lo dico anche con rammarico», rincara Spataro. 

Interpellato da Scomodo, il vicerettore per la Didattica Foti risponde:«Il Senato Accademico è stato chiamato a deliberare in merito alle sessioni straordinarie di esame inserita nel calendario accademico all’interno dei periodi didattici in cui sono previste le lezioni. Tali sessioni erano state introdotte in via sperimentale per gli anni accademici 2021/22 e 2022/23 e il Senato Accademico aveva all’atto della delibera previsto un monitoraggio e una verifica al fine di valutare l’opportunità di una conferma di tali sessioni nel calendario accademico per gli anni successivi. Considerati i dati del monitoraggio sull’efficacia della misura e gli elementi al contorno relativi alle condizioni logistiche e organizzative dell’Ateneo, sono emerse alcune criticità. Tuttavia, il Senato accademico ha deliberato di confermare la sessione straordinaria per gli studenti dei corsi di laurea del primo livello al fine di agevolare il conseguimento del titolo di primo livello e la possibilità di iscrizione ai corsi di studio di laurea magistrale nei tempi più brevi possibili.

Non ci pare che le decisioni assunte dal Senato accademico possano configurarsi come “violazioni del diritto degli studenti”, come indicato nella sua mail, in quanto non esistono norme in merito all’organizzazione del calendario accademico, quindi la definizione delle sessioni di esami rientra nell’ambito delle prerogative delle singole università».

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