
Le vicende degli ultimi mesi hanno dimostrato le difficoltà della stampa nazionale nel trattare lucidamente i casi di calciatori accusati di violenza. La narrazione si è spesso divisa tra chi solleva dubbi sulla necessità di una sinergia tra mondo del calcio e dimensione politica-sociale e chi riporta gli scetticismi delle tifoserie e dell’opinione pubblica preferendo «far parlare il campo».


Una narrazione contrastante è ritrovabile, talvolta, anche all’interno dello stesso quotidiano. Il Corriere della Sera, ad esempio, ha riportato più volte il caso di Manolo Portanova, con commenti discordanti. Portanova è stato condannato in primo grado a sei anni per stupro di gruppo e, non più voluto dal Genoa, sembrava prossimo un suo passaggio al Bari. La tifoseria del Bari si è opposta al trasferimento e il Corriere l’ha definito «un caso di società civile più avanzata delle istituzioni sportive».
Portanova, alla fine, approda alla Reggiana e dopo una partita soddisfacente la cronaca del Corriere cambia radicalmente: «Portanova, figlio d’arte, ha voluto far parlare il campo nel match giocato a Fiorenzuola». A ciò si aggiunge il commento di un cronista Rai in sede di telecronaca: «meraviglioso gol di Portanova che mette a tacere le polemiche».
Un altro esempio di trattazione poco approfondita è la vicenda che ha visto protagonista Mason Greenwood. Il calciatore era stato accusato dalla fidanzata di percosse e violenza sessuale, pubblicando su Instagram dei video che riportavano ferite e lividi, ed era stato immediatamente sospeso dallo United. Un anno dopo le accuse cadono e da quel momento la stampa dipinge Greenwood come vittima di un sistema ingiusto. La Gazzetta dello Sport parla di un «calvario» per Mason Greenwood, perché «nonostante l’assoluzione, il mondo del calcio gli ha voltato le spalle. Il talento era e resta indiscusso, ma la pubblicità negativa di un suo eventuale ingaggio sta scoraggiando i club a lui interessati». Un racconto, però, poco preciso: Greenwood in realtà non è stato assolto in seguito ad un processo, ma le denunce sono state ritirate.


Per quanto riguarda il caso di Luis Rubiales, la stampa italiana si è divisa radicalmente nella narrazione proposta. Sebbene anche il Corriere e Repubblica abbiano fornito un’ampia copertura dei fatti, ad assumere una posizione più critica sono stati Il manifesto e Il Fatto Quotidiano. Il manifesto ha parlato di «bacio imposto» alla calciatrice Hermoso e ha definito le parole di Rubiales «scuse improbabili che suonano come una autoassoluzione» nonché «aggressivo sproloquio infarcito di retorica vittimista e di cliché maschilisti».
Il Fatto, invece, ha titolato: «il bacio a Jenni Hermoso esprime l’arroganza del potere». E ha aggiunto che «in quell’atto c’è tutto: il machismo che permea la società spagnola, la tracotanza del potere, il perdonismo, o se vogliamo l’indulgenza, che sottende le società del sud Europa a base cattolica».


Raccontato dai giornali di destra, il caso Rubiales appare stravolto.
In seguito alle dimissioni dello stesso presidente della Federcalcio spagnola, il Giornale annuncia «la verità di Luis Rubiales sul bacio alla calciatrice». Il tutto senza minimamente nominare Jennifer Hermoso e focalizzandosi unicamente sulla versione di Rubiales, parlando di «gesto reciproco». Lo stesso Giornale più avanti definisce il bacio come un «incidente».
Anche Libero scrive che Rubiales sarebbe «finito nel tritacarne mediatico non soltanto spagnolo ma mondiale non per aver dato una coltellata o un pugno, bensì un bacio» e definisce il caso come «montato ad arte, esagerato, ingigantito inutilmente anche per effetto del neofemminismo delle cause perse». Rubiales, secondo Libero, sarebbe stato mosso da un «entusiasmo sincero» e anche «la calciatrice» sarebbe stata «altrettanto felice».

Domani, quotidiano fondato da Carlo De Benedetti, ha infine pubblicato un’intervista alla nota accademica e femminista Silvia Federici. Tra gli argomenti trattati, Federici si è espressa anche sul caso Rubiales affermando che l’uomo «doveva scusarsi» ma che «è ridicolizzante pensare che il femminismo sia questo». Una risposta figlia della domanda posta dal quotidiano «è davvero questa la grande lotta femminista oggi». Anche il titolo scelto per lanciare l’articolo sui social è fuorviante: «il bacio di Rubiales? Le lotte femministe sono altre». Claim che non rispecchia il tenore delle risposte date da Federici.

Altro caso rilevante dell’estate è stata la totale assoluzione dell’ex calciatore del Manchester City Benjamin Mendy dalle accuse di stupro a suo carico. Nel rilanciare la notizia, la stampa italiana si é unicamente soffermata sull’avvenuta assoluzione, senza entrare nel dettaglio del funzionamento del sistema giudiziario inglese nei casi di violenza sessuale.

Solo L’Ultimo Uomo, voce autorevole nel panorama dell’informazione sportiva online italiana, ha analizzato concretamente lo svolgimento del processo al calciatore, gettando più di un’ombra sul corretto funzionamento del sistema giudiziario inglese. Nel pezzo di Valerio Moggia, si sottolinea come «nel Regno Unito, solamente l’1% dei casi di stupro denunciati si conclude con una condanna». Sempre nell’articolo, viene spiegato che «il motivo principale di questo dato è che i continui tagli alla Giustizia e le pressioni governative per ottenere processi veloci hanno portato alla creazione di un sistema minato alle fondamenta, in cui le indagini sono spesso affidate ad agenti inesperti e non adeguatamente formati su come indagare un caso di stupro, e in cui le stesse vittime non ricevono adeguato supporto psicologico nel corso dell’indagine».
Lo spostamento apparente di un oggetto causato da un cambiamento di posizione dell’osservatore è un effetto ottico noto come parallasse. Parallasse è anche il nome della rassegna stampa critica di Scomodo. Attraverso questo concetto vogliamo descrivere il relativismo nelle interpretazioni dei fatti che caratterizza l’industria dei media in Italia. Commistioni politiche e partigianerie, rivalità fra editori, influenze degli inserzionisti. Ogni settimana proveremo a raccontarvi la genesi di una notizia, nel contesto della crisi strutturale del giornalismo italiano.