Domenica 23 luglio gli spagnoli voteranno per eleggere chi sarà il nuovo primo ministro nei prossimi quattro anni. I sondaggi degli ultimi giorni indicano un risultato incerto, ma danno per più probabile la vittoria della destra. Il bipartitismo è ormai qualcosa del passato e i due grandi partiti (PP e PSOE) cercano alleanze per raggiungere il potere. Il Partido Popular guida tutti i sondaggi, sostenuto da Vox. Una coalizione che ha già messo in discussione alcuni diritti sociali, specialmente quelli della comunità LGBTQIA+ e delle donne.
Il governo spagnolo, guidato da Pedro Sánchez, è in carica da cinque anni. Durante questa legislatura, non sono mancati casi in cui ha avuto un atteggiamento quantomeno criticabile su certi temi, primo fra tutti la protezione dei diritti dei migranti. Allo stesso tempo, però, ha approvato diverse norme a favore della comunità LGTBIQ+ e dei diritti delle donne.
Una di queste è la «Legge Trans», entrata in vigore il 2 marzo 2023, che permette alle persone trans di autodeterminare il proprio genere nel Registro Civile senza nessuna condizione medica. Prima, era necessario fornire una diagnosi medica di disforia di genere e aver intrapreso una terapia ormonale da almeno due anni. Nella stessa legge sono incluse diverse misure apposite per sensibilizzare su questioni di genere nelle aule e nelle imprese.
Lo stesso giorno della «Legge Trans» è entrata in vigore una riforma della legislazione che regola l’aborto in Spagna, portando così il Paese all’avanguardia sui diritti delle donne. La nuova norma permette di mettere fine a una gravidanza fino alla quattordicesima settimana, garantendo l’accesso all’aborto in almeno un ospedale pubblico per ciascuna provincia. Possono accedervi tutte le donne maggiori di 16 anni, senza la necessità di un permesso dei genitori. La riforma include anche il congedo medico per le donne che abbiano un periodo mestruale doloroso.
Inoltre, durante l’estate dell’anno scorso il governo ha approvato una legge per la parità di trattamento e la non discriminazione. La norma riconosce che nessuna persona può essere discriminata per motivi razziali o etnici, sessuali, religiosi, di orientamento o identità sessuale o qualsiasi altra condizione. Le sanzioni variano da 300 fino a 500.000 euro. Inoltre, definisce come reato di odio l’antiziganismo – l’odio verso popolazioni rom e sinti – e l’aporofobia, l’odio verso i poveri.
Di fronte al governo si trova l’opposizione, formata principalmente dal Partido Popular – guidato da Alberto Núñez Feijóo – e Vox, il cui principale rappresentante è Santiago Abascal. Tutti e due mettono al centro delle loro proposte elettorali l’annullamento o riforma di queste due leggi.
Partito di estrema destra, Vox ospitò Giorgia Meloni al proprio comizio elettorale a Siviglia a giugno 2021. Qualche settimana fa la presidente italiana è apparsa su uno schermo a un altro comizio di Vox, per chiedere ai cittadini spagnoli il voto a favore di Santiago Abascal, aggiungendo che «in Spagna ci sarà un governo di patrioti come in Italia».
La fine della Spagna pioniera nei diritti sociali
Grazie a queste leggi, che ora sono messe in discussione, la Spagna si è posizionata all’avanguardia in materia di diritti sociali. Il processo non è iniziato negli ultimi anni. Nel 2005, la Spagna diventò il terzo paese ad approvare il matrimonio omossesuale – sempre senza il sostegno del Partido Popular – mentre in Italia non esiste ancora. Ora però tutto questo è a rischio.
Dal 2003 al 2022, 1184 donne sono state uccise vittime della violenza maschilista in Spagna. Nonostante questo, il programma di Vox sulla parità potrebbe essere definito come una palla da demolizione, che intende porre fine a 30 anni di leggi e servizi erogati per raggiungere l’uguaglianza. Innanzitutto, il partito di Abascal propone abrogare le misure che cercano di ridurre il divario retributivo di genere, la legge sull’interruzione di gravidanza, la legge di parità e perfino la legge contro la violenza di genere, approvata all’unanimità nel 2004.
Anche la posizione del partito sull’aborto non è da sottovalutare. Gli estremisti di Vox concordano con il loro principale alleato di governo nelle comunità autonome e nei comuni, il Partido Popular (PP), nel voler vietare le interruzioni di gravidanza. Ma l’estrema destra va oltre: «Promuoveremo l’adozione nazionale e l’accoglienza familiare come alternativa all’aborto». Ciò implicherebbe che, dopo nove mesi di gestazione contro la volontà della madre, il bambino verrebbe affidato a un’altra famiglia.
Il Partido Popular vuole costringere le donne minorenni ad avere il consenso dei genitori per interrompere la gravidanza. E Vox vuole direttamente eliminare il diritto all’aborto nella sanità pubblica, così come il cambiamento di sesso. Per quanto riguarda alla legge di parità di trattamento e la non discriminazione, Vox ha fatto ricorso alla Corte costituzionale, affermando che «sono gli spagnoli quelli discriminati»
Il 3 luglio 2021, Samuel Luiz è stato ucciso da un gruppo di teppisti al grido di «frocio di merda» nella città di La Coruña. Due anni fa, il crimine ha scatenato una massiccia risposta da parte dei cittadini spagnoli che chiedevano giustizia per Samuel e tolleranza. Oggi, Vox promette nel suo programma elettorale «chiudere tutte le strutture pubbliche ideologiche finanziate con denaro pubblico, come l’LGBT».
Inoltre, l’ultradestra sostiene tra le loro proposte abolire la Legge Trans, considerando che «neghi la realtà biologica, cercando di sfumare i concetti di uomo e donna per sostituirli con nuovi diritti immaginari come l’autodeterminazione di genere». Vox cerca di limitare la capacità decisionale dei cittadini con proposte che impediranno «i trattamenti ormonali e la chirurgia di cambio di sesso nei minori». Insieme al Partido Popular, promettono di bloccare l’attuale processo legislativo della Legge sulle Famiglie, proposta dal Governo progressista del PSOE e Podemos e bloccata a seguito dell’anticipo elettorale. Questa legge riconosce famiglie monoparentali, unioni di fatto, famiglie multiple, LGBTQIA+. Invece Vox afferma che «snatura la cellula base della società».
Gli accordi della “vergogna”
Nelle elezioni comunali e regionali, PP e Vox hanno raggiunto accordi per formare il governo in 140 comuni in Spagna e, al momento, nelle comunità autonome di Extremadura, Valencia, Islas Baleares e Castilla y León. Gli effetti devastanti di queste alleanze, definite «accordi della vergogna» a causa della sottomissione del Partido Popular all’estrema destra sulle questioni sociali, non si sono fatti attendere: a Náquera, un comune della provincia di Valencia, Vox e il PP hanno concordato di vietare le bandiere LGBTQIA+. Inoltre, hanno deciso che le manifestazioni contro la violenza di genere devono essere chiamate «contro la violenza» o «condanniamo la violenza», prendendo le distanze da un conflitto specifico che considerano una «questione ideologica settaria di genere».
«Ti fotterò per tutta la vita finché muori e avrò finito con te», è stata l’aggressione verbale che Carlos Flores, candidato alla presidenza della Comunitat Valenciana per Vox, ha rivolto alla sua ex moglie. Il leader dell’estrema destra è stato condannato a un anno di prigione per «disturbo psicologico, 21 coercizioni, ingiurie e offese». Nel frattempo, il leader del Partido Popular Alberto Núñez Feijoo, allo scopo di minimizzare l’incidente per future coalizioni, ha definito la rottura familiare vissuta da Flores come un «divorzio difficile».
D’altra parte, in Castilla y León sono state promosse misure conservative da parte dell’ala estremista del governo. Gli estremisti di destra hanno annunciato, nella loro particolare lotta «contro l’aborto», l’assistenza psicosociale per le donne incerte sulla loro gravidanza. È stato anche avviata la creazione del «protocollo di battito cardiaco fetale e registrazione cardiaca», secondo cui tra la sesta e la nona settimana verrà offerta ai genitori la possibilità di «ascoltare il battito del bambino che è dentro la madre». È stata anche comunicata la decisione di offrire ecografie 4D alle donne in gravidanza con il pretesto di consentire loro di «prendere una decisione più consapevole sulla gestazione». Alcuni psicologi hanno riconosciuto l’ingiustizia che queste decisioni rappresentano per le donne durante il processo di interruzione della gravidanza.
Per molti anni la Spagna è stata all’avanguardia in Europa sulle questioni di diritti sociali, soprattutto di genere. Ora però, tutto questo è a rischio.