Il secondo si riferisce al concetto di povertà alimentare, condizione ancora priva da qualsiasi forma di politica nazionale o strategia di contrasto unificata sul piano territoriale. L’assenza di una comune definizione di questa condizione ne comporta la marginalizzazione dalle politiche sociali, in cui si fatica a considerare il problema come una vera e propria conseguenza della condizione di povertà.
La nostra approssimazione con le parole si riverbera anche nel concreto – escludiamo, ghettizziamo, marginalizziamo. È quello che è accaduto con le strutture manicomiali, la cui analisi occupa l’ultimo dei tre nuclei di questo mensile. Nate con l’intento di isolare, collocate ai confini della città in modo da mantenersi lontano dallo sguardo della gente, costituivano il luogo-altro dove rinchiudere quegli stessi mostri di cui parlava Manganelli.
Sono passati solo 24 anni dalla chiusura dell’ultimo manicomio in Italia, l’ospedale psichiatrico romano Santa Maria della Pietà; 85 anni dalla legge Basaglia, la legge che ha segnato l’inizio del cambiamento del nostro modo di rapportarci con la malattia mentale. L’impresa di Basaglia più che una rivoluzione era un’utopia, una speranza: iniziare ad accogliere e comprendere. Ci saremmo dovuti mostrare tolleranti, empatici, umani, ma i suoi desideri non hanno superato a pieno la prova del tempo.
A noi, non resta che scrivere di ciò che è stato fatto, in maniera lucida e con gli occhi ben aperti. Raccontare i mostri, le brutture, quello che ci affanniamo a nascondere è necessario per essere coscienti della nostra quotidianità, che è il primo passo per poter vivere insieme.