Alla notizia del giugno scorso della costruzione di una nuova linea del tram a Roma, sul Messaggero è comparso ogni giorno un articolo sulla vicenda, criticando la scelta ed elencando gli innumerevoli problemi che, a detta del giornale, potrebbe causare la nuova linea. «Percorso pericoloso: troppe sedi istituzionali», «la protesta dell’ospedale Santo Spirito», «albergatori contro il tram», «c’è tempo per ripensarci», sono solo alcuni titoli dei 60 articoli scritti in soli due mesi su una vicenda che sembra stare molto a cuore al Messaggero, che ha inoltre definito il progetto come figlio di una «lobby filotranviaria di sinistra».
Nel primo articolo di giugno si trovano già molti degli argomenti utilizzati dal Messaggero nei pezzi successivi – circa una sessantina e molto simili tra loro – per presentare come «inutile» e problematica la costruzione della nuova linea tramviaria. Dal rumore descritto come «infernale», «insopportabile» e «equivalente a una cannonata», fino ad arrivare alle vibrazioni che produrrebbero crepe negli edifici e alla possibilità che il cantiere metta in difficoltà gli esercizi commerciali presenti nell’area.

Si tratta di una campagna che non è passata inosservata, soprattutto considerando la frequenza con cui sono stati pubblicati gli articoli e la visibilità che il quotidiano ha deciso di attribuire ad una questione locale, tanto da far apparire sul proprio sito una sezione dedicata, sotto la voce «tram». Le critiche, infatti, sono spesso rivolte non solo al progetto TVA nello specifico, ma al mezzo di trasporto nel suo complesso, descritto come «obsoleto» e «dai costi insostenibili», in contrapposizione alla metropolitana, presentata come «la tipologia di mezzo di trasporto più ricercata nei bandi internazionali per città medio-grandi».

La stragrande maggioranza dei quotidiani, come Il Post che ha dedicato un articolo riassuntivo dell’intera vicenda, ha collegato l’ampia copertura de Il Messaggero agli interessi in gioco del suo editore, l’imprenditore edile Francesco Caltagirone. Tra le controllate del suo gruppo, infatti, vi è anche una società a cui è stata appaltata la costruzione della metro C, il cui percorso coincide in parte con quello della TVA nell’area del Vaticano, suscitando il timore di una possibile competizione tra i due progetti.


Repubblica ha cercato di ricostruire un quadro storico, di impatto ambientale e anche linguistico sulla vicenda citando le parole dell’assessore alla mobilità del comune di Roma, Eugenio Patanè, il quale spiega perché scegliere di costruire una linea del tram sia meno dispendioso e più ecologico di una linea della metro. Anche Il Foglio è dello stesso parere e rispetto a quanto denunciato dal Messaggero, sottolinea che «la nuova via tranviaria non causerebbe gravi problemi, utilizzando binari pochi rumorosi e senza catenarie riducendo così emissioni, rumori e vibrazioni».


Il Fatto Quotidiano è stato il primo a puntare il dito contro Francesco Caltagirone. Secondo il Fatto, il «Re Franco» – appellativo usato nell’articolo – non sarebbe contento che l’appalto sia stato dato a Maria Lucia Conti, commissaria straordinaria del Mit, con cui già condivide i lavori di costruzione della Metro C. Caltagirone, aggiunge il Fatto, avrebbe chiamato a raccolta alcuni suoi amici imprenditori per aiutarlo in questa «guerra al tram». Inoltre, sembra essere partita una raccolta firme e il centrodestra ha chiesto un Consiglio straordinario per parlare delle «criticità del tram a Via Nazionale».

In un articolo di agosto, Il manifesto sottolinea invece come, in un contesto di mobilità al collasso, la campagna stampa «reazionaria e infondata» del Messaggero sia stata contestata da associazioni ambientaliste e utenti. La campagna è poi tornata nel mirino del quotidiano in un articolo dello scorso 21 settembre sull’ipocrisia delle celebrazioni legate alla Settimana europea della mobilità sostenibile, nel momento in cui coinvolgono città come Milano e Roma, ancora autocentriche e con moltissimi ciclisti investiti. Si parla di «giravolte impensabili» compiute dal quotidiano di Caltagirone, «fino a far dire a sedicenti esperti che il tram inquina e fa diventare sordi, pur di non veder costruita la tratta tra Termini e Vaticano».
Non è inusuale per i giornali italiani scrivere articoli dove si mettono in risalto progetti che toccano in maniera più o meno diretta gli interessi dei propri editori.
Ricordiamo, a tal proposito, il caso di Stellantis su Repubblica e di Urbano Cairo all’interno del suo gruppo editoriale. L’insistenza del Messaggero nel dedicare spazi giornalieri e una sezione sul sito alla questione tram è solo la conferma di un trend che riguarda l’intera stampa nazionale.
Parallasse si era già occupato, in una delle scorse puntate, della forte influenza di Caltagirone nella linea editoriale dei suoi quotidiani. «I giornali del magnate edile Caltagirone rilanciano la “guerra alle occupazioni abusive” di Meloni, ma non parlano di emergenza abitativa», questo il titolo della puntata.
Lo spostamento apparente di un oggetto causato da un cambiamento di posizione dell’osservatore è un effetto ottico noto come parallasse. Parallasse è anche il nome della rassegna stampa critica di Scomodo. Attraverso questo concetto vogliamo descrivere il relativismo nelle interpretazioni dei fatti che caratterizza l’industria dei media in Italia. Commistioni politiche e partigianerie, rivalità fra editori, influenze degli inserzionisti. Ogni settimana proveremo a raccontarvi la genesi di una notizia, nel contesto della crisi strutturale del giornalismo italiano.