Bernie Sanders e le muffole ecosostenibili

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Il 20 gennaio 2021 si è svolta la cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, che ha dato inizio al mandato di Joe Biden e della vicepresidente Kamala Harris. Una cerimonia realizzata in un contesto particolare rispetto a quello che nel corso degli anni siamo stati abituati a vedere, non solo per via delle restrizioni al numero di partecipanti e le misure di distanziamento sociale necessarie a causa della pandemia, ma anche e soprattutto per quanto accaduto il 6 gennaio 2021, ovvero l’assalto a Capitol Hill realizzato dai sostenitori dell’ex presidente Donald Trump proprio nel momento in cui il congresso si era riunito per ratificare l’elezione di Biden alla carica di presidente.  Dopo la violenza scatenatasi al Campidoglio e le false accuse di brogli elettorali, i democratici avevano la necessità di dimostrare all’America che si era giunti a un punto di svolta e di rottura rispetto all’operato dell’amministrazione Trump. In questo contesto, in cui era doveroso per i democratici restituire una determinata immagine di se stessi, spicca una figura che non ha voluto uniformarsi alla formalità del momento: il senatore Bernie Sanders. Immortalato con braccia e gambe incrociate e con indosso un cappotto marrone e delle muffole oversize, restituisce un’immagine piuttosto scocciata. La scelta di questo outfit evidenzia come Sanders abbia prestato maggiore attenzione al lato pratico piuttosto che all’apparenza: scelta che rispecchia la sua personalità. “It’s just Bernie being Bernie” dichiara il fotografo autore dello scatto. 

 

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Bernie come risposta all’estetica Trumpiana

Una scelta estetica povera e per nulla sfarzosa, che va in totale controtendenza rispetto a quanto rappresentato dal presidente uscente Donald Trump negli ultimi quattro anni. Nonostante i sostenitori di Trump si identifichino in oggetti come il cappello da baseball rosso con la scritta “Make America Great Again”, che non sono particolarmente sontuosi poiché rivolti a un target per lo più appartenente alla working class americana, è noto a tutti come l’ostentazione della propria ricchezza sia la chiave principale dell’immagine che Trump vuole restituire di se. Il suo mettersi in mostra è visibile non solo nell’abbigliamento, ma anche nei suoi edifici, come la Trump Tower a New York ed il Trump International Hotel di Las Vegas, dove primeggiano l’oro e il lusso. Un uomo intrappolato nel desiderio di essere visibile e riconoscibile, come testimoniano le numerose apparizioni in diversi film, in cui, per altro, ha sempre interpretato se stesso. Se già nel confronto tra le immagini restituite da Trump e Biden nel corso dei due dibattiti presidenziali che hanno preceduto le elezioni si potevano identificare profonde differenze tra i due candidati, appare lampante come nel confronto tra Trump e Sanders si abbiano davanti due universi totalmente opposti, che sono la proiezione delle ideologie che i due politici rappresentano. 

Perché è diventata virale?

Analizzando in maniera più approfondita il successo di questo meme, si possono identificare differenti livelli di comprensione dell’immagine che si ha davanti, i quali contribuiscono in maniera considerevole alla sua diffusione e alla fruizione: in questo caso abbiamo individuato tre layers principali che fanno assumere al meme significati differenti in base al punto di vista e alle conoscenze pregresse sia di chi produce il meme sia di chi lo osserva. 

Bisogna comunque specificare che le interpretazioni possibili, essendo il meme uno strumento di comunicazione fluido, sono innumerevoli: più un meme viene ricondiviso più aumentano i livelli di interpretazione che ad esso possono essere associati, aumentando la velocità del processo di normificazione che lo rende comprensibile a un pubblico più ampio. Abbiamo deciso di focalizzarci sulle interpretazioni che sicuramente hanno influenzato in maniera considerevole il numero di ricondivisioni. Il primo layer che andremo ad analizzare è quello che vede come protagonista non il senatore Sanders come personaggio politico, ma l’immagine estrapolata dal contesto. Il protagonista in questo caso è un vecchietto qualsiasi, che ha assunto una posa rannicchiata per proteggersi dal freddo, seduto su una sediolina in disparte con un’espressione evidentemente scocciata. Questo è senza dubbio il livello di interpretazione che ha permesso al meme di raggiungere il maggior numero di persone possibile, sia perché dona grande versatilità all’immagine sia perché permette di comprendere l’ironia anche senza essere a conoscenza di chi sia il vecchietto raffigurato e quale fosse il contesto in cui è stata scattata la fotografia. Come accennato prima, uno dei primi post che condividevano l’immagine aveva come caption “this could’ve been an email”, che non è in alcun modo collegata con la valenza politica che si potrebbe dare a una rappresentazione simile di un personaggio politico piuttosto rilevante nel panorama politico degli USA. 

 

“This could’ve been an email” pic.twitter.com/kn68z6eDhY

— Ashley K. (@AshleyKSmalls) January 20, 2021

Il secondo livello riflette la considerazione precedente rispetto all’estetica che, nei quattro anni di presidenza Trumpiana, eravamo abituati ad osservare. L’immagine, come già detto, acquista significato se paragonata in principio con le diverse tipologie di ostentazione trumpiane, da una parte il potere, dall’altra la ricchezza, due elementi identificativi dell’ex Presidente USA.

Tralasciando, tuttavia, per un momento le evidenti differenze tra Trump e Sanders, il senso del meme è simile a quanto abbiamo visto nel giorno dell’insediamento di Biden e quindi, lo stesso ragionamento, seppur in modo diverso, potrebbe aver senso paragonando Sanders al resto del Partito Democratico statunitense. Seppure il filone dell’estetica protofascista che contraddistingue Donald Trump sembra essersi esaurito, almeno nelle sale della Casa Bianca e del Campidoglio, il ritorno alla apparente normalità rappresentato dalla classica estetica neoliberista, fatta di dettagli scenografici e vestiti eleganti, è sembrata fuori luogo e sconnessa con la realtà. In un Paese ridotto alla fame e costretto a lottare con una forte crisi economica, la cerimonia di insediamento, o meglio, l’aspetto che ne è diventato virale, rappresenta al meglio lo stato di salute dei cittadini statunitensi che, dopo gli avvenimenti dell’ultimo anno, sembrano stanchi e logorati. A nulla è servito il completo viola regale della Harris – creato da un fashion designer afroamericano – o il tweed azzurro della First Lady Jill Biden – realizzato da una piccola sartoria newyorkese e scelto per ricordare a tutti quanto sia importante sostenere le piccole imprese – tutto è scomparso, passato in secondo piano, grazie, o a causa, alle muffole di Bernie Sanders. In una sorta di catarsi collettiva, le persone isolate per la pandemia si sono identificate nel personaggio più isolato della folla dell’inaugurazione.

Quella che sembra mancare nel popolo americano è la speranza che questa amministrazione possa portare un cambio di rotta rispetto a quel declino americano già osservato nel corso degli anni Dieci. È infatti interessante sottolineare come l’inauguration day sarebbe dovuto essere il momento collettivo per celebrare l’esilio di Trump, il male, il creatore del caos e l’istigatore della violenza. Nonostante questo, mentre gli occhi del mondo erano rivolti su Biden e sulla Harris, il motivo per cui tutti si ricorderanno di questo giorno saranno le muffole di un Bernie Sanders infreddolito e un po’ frustrato.

Ed è proprio l’apparente frustrazione che trasuda questa immagine che introduce il terzo livello di analisi semantica di questo meme, riassumibile con un’interpretazione politica e ideologica. La storia del senatore del Vermont, nonostante negli ultimi anni sia stata legata a quella del Partito Democratico, si caratterizza per una decennale carriera nel Partito Indipendente statunitense, rendendolo, considerando il bipartitismo storico USA, un outsider della politica americana a tutti gli effetti. Se infatti è possibile considerarlo presumibilmente frustrato dal risultato delle elezioni, che l’avevano visto, almeno fino al Super Tuesday, in testa ai principali sondaggi e considerato chiaramente il frontrunner della campagna, riflettere su quello che è successo sia nel 2016 che nel 2020 durante le primarie democratiche, ci darebbe un’idea di quello che potrebbe star passando nella sua mente. Ed è proprio questo probabile ragionamento che porta alcuni membri più oltranzisti dell’elettorato di Sanders a ricondividere la foto in questione. Essendo impossibile per un elettore di Sanders essere pienamente soddisfatto del risultato elettorale che ha portato un esponente liberale e neoconservatore al potere, questa immagine assume un significato politico più profondo. Una frustrazione che viene sfogata con la foto del capo ideologico sconfitto, che, scocciato, vede il suo sogno morire per la seconda volta.

 

Di chi è l’immagine?

Presa consapevolezza del fatto che questo meme possa avere, a un livello più profondo, una valenza politica, è giusto considerare quanto la viralità dell’immagine abbia influito a delegittimare questo valore. 

Come afferma Alessandro Lolli nel suo saggio, edito da EffeQ, La guerra dei meme: Il processo di normificazione in sostanza finisce per coincidere con il periodo di diffusione del meme: nello stesso momento, autistici, semiautistici, seminormie, normie conclamati nonché brand e studiosi, discutono, lavorano, usano lo stesso meme”. Proprio a causa della diffusione incontrollata, nel giro di pochi giorni il meme sfugge dal controllo dell’autore o del protagonista dell’immagine e diventa facile preda di normaloni, influencer e aziende che non tengono conto nè dei vari livelli semantici dell’immagine, nè della proprietà intellettuale della foto. Esattamente come Pepe the Frog sfuggì al controllo del suo autore – il fumettista Matt Furie, che fu addirittura costretto a dichiararne la morte in un post su Facebook dopo che il suo personaggio divenne emblema dell’alt-right – allo stesso modo, Bernie Sanders diventa involontariamente, tra le altre cose, co-protagonista di un post di Ben Shapiro, un commentatore politico americano paladino dei conservatori, o oggetto di product placement da parte di molte aziende, tra cui anche il profilo twitter di Amazon Prime Uk.

 

Esemplare è stato il caso del retweet di Alexandria Ocasio Cortez, congresswoman statunitense, che, per rispondere ad un tweet in cui il profilo di Amazon Pay utilizzava la foto di Sanders per indicare quanto fosse semplice pagare attraverso il loro servizio, ha scritto: “Cool meme now you have to let your workers unionize”. Dopo qualche minuto il profilo Amazon Pay ha cancellato il tweet.  Rispetto a queste sempre più diffuse strategie aziendali, ci si rende conto di quanto i meme siano oramai linguaggio comune di molte società e di come, in alcuni casi, rappresentino la quasi totalità della comunicazione che viene utilizzata dall’azienda. La natura stessa del meme, in quanto unità replicabile, favorisce un rapporto quasi naturale con l’advertising, tuttavia, questa strategia non non è ancora molto diffusa e anzi, in alcuni casi in cui viene usata, rischia di generare contenuti estremamente dissonanti e cringe. Continuando a citare Lolli: “Le aziende useranno pure le stesse cornici memetiche dei vecchi autistici, ma le loro battute non avranno un minimo dell’arguzia memetica originaria, rivelandosi per i tristi stratagemmi commerciali che sono”.

Normificazione

Negli ultimi anni i meme sono diventati centrali nelle dinamiche comiche della maggior parte dei creatori di contenuti online, oggi è infatti poco probabile che uno youtuber o uno streamer su twitch non abbia il suo subreddit in cui i fan possono condividere le loro creazioni memetiche. Tralasciando il freecontent che i creators hanno a disposizione senza sforzarsi ogni settimana, i casi più evidenti di questo fenomeno sono le rubriche LWIAY (Last Week I Asked You) e MemeReview di Pewdiepie. Lo youtuber svedese, che oramai conta 109 milioni di iscritti al canale, è la classica dimostrazione di quello che si intende con il termine normificazione, ovvero quando un meme a furia di essere condiviso da realtà mainstream muore, ovvero cade nel dimenticatoio e la community che fino a quel momento stava utilizzando quella forma semantica decide di non interessarsene più. Tuttavia la stessa dinamica della normificazione in molti casi ha la tendenza a diventare un meme a sé, portando lo stesso Pewdiepie a rendersi conto di come ogni qual volta un meme venga da lui recensito, muoia. Questa pratica ha portato a un accorciamento significativo della vita dei format che vengono creati su reddit o 4chan e poi repostati su piattaforme e social network mainstream come Facebook, Instagram e Twitter.

Nel caso del meme di Bernie Sanders questo processo non è servito, il meme è nato mainstream, già normificato. Che sia per la sua qualità in quanto semplice reaction, che ha portato la maggior parte delle persone a condividerlo in quanto tale, o il fatto che fosse parte di un evento già di per sé virale, tutto ciò ha fatto sì che la foto si diffondesse a macchia d’olio in tutto l’internet, arrivando a essere potenzialmente ovunque attraverso addirittura un filtro di Instagram. Questa ricondivisione senza freni ha portato in poco tempo alla morte del meme, che già dopo pochi giorni ha perso di rilevanza, caduto nel cestino sempre più grande dei meme dimenticati. La sua morte ha ovviamente limitato le possibili interpretazioni, costringendo i vari layer ideologici a essere secondari nella semantica dell’immagine, togliendo forza alle interpretazioni che un meme con protagonista Bernie Sanders avrebbe potuto avere. Quasi a dimostrazione del fatto che non sappia memare, la sinistra non è stata in grado, al contrario della destra, di adottare uno dei suoi più grandi interpreti a livello mondiale come simbolo memetico, consentendo al meme di morire o, in questo caso, di venire ucciso dai normie. Nonostante i tentativi di alcune pagine memetiche tendenti a sinistra, come l’italiana Automatizzato Comunismo Memetico, di mantenere il meme rilevante, aggiungendo a ogni ricondivisione layer ideologici molto interessanti, il messaggio che il meme veicolava è stato totalmente travisato, rendendo questa foto di Bernie Sanders l’ennesima occasione persa dei memers di sinistra, quasi a voler confermare l’oramai comune interpretazione del fatto che The left can’t meme.

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