È il 18 agosto di un anno fa e la capitale sembra abitata solo dai turisti e dall’afa quando ai Musei Vaticani Guido Viero e Ester Goffi, attivisti di Ultima Generazione (UG), si incollano le mani al basamento della statua di Lacoonte, celebre figura mitologica che avvertì il popolo di Troia della minaccia incombente. Per qualche secondo è tutto immobile: gli occhi dei visitatori sotto i cappelli di paglia e le mani dei due attivisti sulla struttura di supporto della statua. Servirà la guardia medica per scollarli. Il silenzio dei visitatori increduli viene rotto dalle parole di Ester, ventisette anni e storica dell’arte. Come Lacoonte, è lì per essere ascoltata e spiega che quella statua non esisterà più se non si arresterà la crisi eco-climatica. Lo traduce anche in inglese, il contenuto è lo stesso. Per quest’azione di disobbedienza civile, il 12 Giugno, i giudici vaticani hanno condannato Guido e Ester a nove mesi di carcere e a pagare una multa di 1.500€ e un risarcimento di 28.148 euro. «Quel giorno un gendarme mi ha chiesto se non mi vergognassi alla mia età a fare queste cose. Ma vede, vostro onore, io ho una figlia di 23 anni e una nipote di pochi mesi e ho il terrore per quello che potrebbe essere il loro futuro» così Guido, sessantaduenne, apre la sua difesa in Tribunale dopo aver ricordato le 14 persone morte nell’alluvione in Emilia Romagna.
Come Guido e Ester, sono sempre di più le persone che decidono di mobilitarsi per l’emergenza climatica, spesso accettando ripercussioni legali. In Italia, rispetto agli scorsi anni sono sempre più evidenti due aspetti principali. Da un lato c’è una maggiore coordinazione dei diversi movimenti ambientalisti – nonostante le differenze di metodi e di strategie – sia tra di loro, sia con associazioni che concentrano le loro attività in ambiti diversi da quello ecologico, come il collettivo transfemminista Non una di meno (NUDM). La filosofia di fondo è quella dell’intersezionalità: l’idea secondo cui determinate battaglie possono convergere e avanzare insieme in un’ottica sistematica. Dall’altro, invece, c’è una presenza sempre maggiore della giurisprudenza all’interno delle lotte politiche. La legge attraversa la mobilitazione per il clima e viene usata sia come strumento di protesta da parte di attiviste e attivisti, sia come forma di repressione per silenziare chi decide di prendere parte ad un gruppo di azione per difendere il pianeta.
Strategie, diversità e simbolismo
«Ogni essere umano è responsabile dell’emergenza climatica, quindi ogni essere umano può essere parte delle soluzioni» scrive Ferdinando Cotugno, giornalista e scrittore nel libro Primavera Ambientale, ma avverte anche che la faglia che potrebbe aprirsi dentro l’ambientalismo riguarda il modo in cui questo coinvolgimento avviene. In altre parole, il punto è «il dosaggio di conflitto necessario a scardinare lo status quo e accelerare il cambiamento». «Abbiamo visto che attraverso manifestazioni, petizioni, raccolta di firme, non si andava da nessuna parte. O comunque si facevano le cose in tempi lenti» racconta Guido a Scomodo, che da Extinction Rebellion (XR) è passato ad UG. La mobilitazione per il clima riguarda un tipo di effetti -disastrosi- il cui rischio aumenta con il passare del tempo. L’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite, avverte che senza provvedimenti immediati in 12 anni si potrebbe raggiungere un aumento di 2 gradi sulla superficie terrestre, con conseguenze disastrose. «Il fattore tempo è fondamentale e richiede delle azioni più corte e dirette per poterci salvare» conferma Guido. «Radicale per me significa saper andare alle radici e per la questione climatica significa coinvolgere le persone. Ci sono vari modi per farlo, ognuno è valido» ribatte Ester Barel di Fridays For Future (FFF).
L’8 giugno, giornata mondiale per gli oceani, si è tenuta a Roma una manifestazione di Extinction Rebellion contro l’estrazione mineraria dei fondali marini per la campagna #LookDownAction. I fondali marini sono controllati dall’International Seabed Authority (ISA), che secondo un’inchiesta del New York Times ha una storia di aiuti a determinate aziende minerarie. La richiesta fatta al governo italiano è di unirsi ai 14 stati che hanno già firmato una moratoria per non iniziare l’estrazione, pianificata per luglio 2023.
In una delle prime giornate calde nella capitale, due attiviste si levano le magliette di fronte al Senato e si rovesciano il contenuto di due secchielli sui corpi nudi: «questo è il fango dell’Emilia» gridano. Mentre le gocce di denso marrone scivolano sulla pelle, alle loro spalle altri attivisti di Ultima Generazione spruzzano dell’acqua sulla parete con degli estintori. Si crea una sorta di multi-azione, dove il labile confine tra il gesto politico-dimostrativo e una scena teatrale lascia le forze dell’ordine interdette, devono far morire qualsiasi fuoco di disordine, terrorismo, violenza sul nascere. Ma quel momento non arriva mai: gli attivisti decidono di incanalare la loro rabbia nelle loro voci che gridano all’emergenza climatica. Ma la polizia di scalda, qualunque sia la loro colpa. Quel giorno Simone Ficicchia, attivista di UG, faceva il legal observer, una figura di supervisione che monitora il rispetto dei diritti durante ogni azione e, in sostanza, filma con un telefono: «sono stato comunque identificato per imbrattamento. Basta che aggiungono l’articolo 110 del codice penale, ‘concorso in’». Tra le tende di fronte alla facoltà di Geologia dell’Università La Sapienza, indica il gomito: mostra i segni ancora evidenti dopo che le forze dell’ordine hanno deciso di trascinarlo sull’asfalto. «Quando fai un’azione di disobbedienza nonviolenta esterni la violenza del sistema» spiega un attivista durante un’assemblea di Extinction Rebellion (XR), evidenziando che le reazioni per interrompere delle azioni di disobbedienza civile sono spesso sproporzionate di fronte ad atti pacifici come questo.
Nell’ateneo romano, per 14 giorni si è tenuta una delle occupazioni di End Fossil, un movimento che durante il mese di maggio ha attivato in contemporanea decine di istituti nel mondo. A Barcellona, l’occupazione dell’Università Autonoma da parte di End Fossil ha portato all’approvazione di un corso obbligatorio sulla crisi socio-ambientale e la stesura di un piano per eliminare gli investimenti delle aziende private. A Roma, gli attivisti chiedono l’interruzione dei legami tra l’ateneo e aziende come Eni, Snam e Leonardo. Sotto gli occhi della Minerva e tra i pannelli solari che gli occupanti hanno montato per caricare i telefoni, sono tante le persone che attraversano un piccolo quadrato di prato al centro della città universitaria. Extinction Rebellion, Ultima Generazione, L.e.a Berta Càceres, le voci si moltiplicano, diverse nelle strategie, ma riunite sotto la stessa lotta contro la crisi climatica. C’era anche Fridays for Future, movimento la cui strategia si fonda sui grandi numeri che riesce a portare in strada da quando nel 2018 Greta Thunberg iniziò a scioperare. Ma non solo le manifestazioni, Ester spiega che in FFF «si è passati dal dire ‘how dare you? [come osi?, ndr]’ ai governi, al dare un ruolo centrale alle persone e ai territori per trovare soluzioni». In generale FFF ha spesso fatto da anello di congiunzione tra le istituzioni e il movimento ambientalista, usando delle pratiche di protesta riconosciute come le manifestazioni; ma pian piano che il termometro del riscaldamento globale sale, così sembra farlo anche l’asticella delle azioni dirette.
Come all’occupazione alla Sapienza molte realtà ambientaliste con strategie diverse hanno condiviso lo stesso megafono, questo accade anche tra movimenti di diversa natura. «Io dico sempre che la crisi climatica è anche di relazioni. E quando ho parlato di lotta ambientale di fronte a centinaia di operai che non ricevono uno stipendio da mesi è stato molto forte» racconta Ester. Ormai il legame Gkn e FFF, sbocciato con la manifestazione congiunta del 26 marzo 2022, è tra i più consolidati. Al microfono Ester ha ricordato che «parlare di crisi climatica significa essere contro lo sfruttamento delle persone e delle risorse». Ma la tematica ambientale si interseca anche con il genere e Extinction Rebellion lo ha dimostrato facendo un’azione insieme a Non Una di Meno al Salone del Libro di Torino lo scorso 21 Maggio. Bianca, quarantadue anni, fa parte di XR ed è stata tra le prime cinque persone ad alzarsi interrompendo la presentazione della Ministra Roccella. «Con l’azione nonviolenta vogliamo creare una rottura nella quotidianità. La società si trova di fatto di fronte ad un dilemma e deve scegliere da che parte schierarsi», commenta.
Le azioni non sono didattiche e lasciano uno spazio di interpretazione e ragionamento. Oltre al dilemma scatenato dal disturbo, l’elemento chiave di ogni azione di disobbedienza civile è il messaggio. Lo si mette in risalto iniziando ogni difesa in tribunale con i dati della crisi climatica, quindi le cause più che i metodi, ma soprattutto attraverso il simbolismo. Ed è qui che entra in gioco la carta della creatività. Bianca questo dicembre si trovava anche alla Coppa del mondo di Sci Alpino, dove a Sestiere molteplici gare sono state annullate per l’assenza di neve. Lì delle figure vestite di rosso si riconoscono tra il nevischio rimasto e, facendo dei movimenti lenti ma sincronizzati, mettono in scena una sorta di spettacolo per interrompere una gara. Sono le red rebels, un gruppo performativo di XR su un’idea di Doug Francisco, che fonda sull’espressione corporale la trasmissione di un messaggio di profonda emergenza. Bianca racconta che «non parliamo perché si usa il linguaggio universale delle emozioni, sentimenti e gestualità. Il silenzio provoca uno shock emotivo che fa comprendere la non violenza della disobbedienza civile».
La legge, tra giustizia climatica e repressione
E’ del 21 Giugno la notizia che quattro studenti del Liceo Vittoria, Trento, sono stati condannati a cinque mesi di reclusione e una multa di quaranta mila euro per aver indetto un’assemblea sulla giustizia climatica due anni fa prima di un global strike di FFF. Gli viene accusato “invasione di edificio” e “interruzione di pubblico servizio”, nonostante di fronte la scuola si siano trovati una parete di forze dell’ordine già al loro arrivo. Europa Verde e Anpi definisco il fatto inammissibile. Si moltiplicano gli strumenti di repressione con cui si tenta di silenziare gli attivisti che lottano per l’emergenza climatica: importanti accuse di reato, sanzioni economiche, provvedimenti civili e amministrativi.
L’attivismo ambientale attraversa e si fonde con la giurisprudenza, da un lato utilizzata dai governi per reprimerla, dall’altro come uno strumento di difesa a cui i movimenti si appellano. La legge stessa infatti apre il cammino dove la politica non arriva, per esempio con l’introduzione nel marzo 2022 dell’articolo 9 nella Costituzione per la tutela dell’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi. Di recente anche ‘la giusta causa’, la prima climate litigation in Italia nei confronti di un privato. I mandanti sono 12 cittadini, ReCommon e GreenPeace e l’imputato non è nientemeno che Eni, colosso dell’industria dei combustibili fossili (89% dei suoi utili secondo il bilancio del 2022 ed in continua espansione). La più celebre rimane il caso olandese di Shell (2021), in cui dopo l’accusa mossa da organizzazioni e oltre 17 mila singoli, la compagnia petrolifera è stata intimata a ridurre le proprie emissioni.
L’ingresso della tematica ambientale nei tribunali in modo così deciso permette di attribuire alla crisi climatica dei confini solidi e uno spazio di dibattito utile a sciogliere l’astrattezza che spesso la caratterizza nell’immaginario collettivo. “La giusta causa”, nel tentare di decretare i colpevoli, è stata una boccata d’ossigeno per molti attivisti. Negli stessi giorni infatti è stato proposto un disegno di legge ad ora ancora in discussione, ma già noto come il ddl contro gli “eco-vandali”. Oltre all’aumento della pena prevede l’arresto in flagranza per chi deturpa e imbratta beni. «Significa che vengono considerati reati così gravi, per cui le persone accusate possono essere incarcerate. Svolgendosi in direttissima ci sono meno garanzie per l’imputato» commenta Gilberto Pagani, avvocato di UG «ma c’è una cosa bizzarramente positiva in questa legge», aggiunge.
Alessandro Berti, attivista di Ultima Generazione, di fronte al Tribunale di Piazzale Clodio (Roma) il 12 maggio durante un presidio. Decine di persone, tra cui Amnesty International, si sono radunate lì durante il processo a Laura, Davide e Alessandro per i fatti dello scorso Gennaio. I tre hanno deciso di gettare della vernice lavabile sulla facciata del Senato e l’accusa mossa contro di loro è «danneggiamento aggravato», con un’aggravante introdotta da uno dei Decreti Sicurezza approvati nel 2019: «deturpamento e imbrattamento di cose altrui». Il Ministero della Cultura e il Senato si sono costituiti come parte civile e i tre rischiano fino a 5 anni di carcere, il processo è rimandato a questo autunno.
Fare una legge ad hoc per sottolineare che imbrattare vetro è reato, infatti, significa che le normative vigenti del momento non bastano per definire quello che è stato fatto finora come reato, indirettamente difendendo gli imputati dei processi aperti. Ester sostiene che la criminalizzazione abbia diversi step: «passa per una narrativa sfavorevole nei nostri confronti, poi per una narrazione attiva chiamandoci ‘terroristi’ (o eco-vandali), ma poi si mettono le persone una contro le altre e questo fa si che si ritrovi negli attivisti il problema». Simone sostiene invece che tutte le campagne efficaci nella storia siano passate per una polarizzazione della società prima. «Quella del governo Meloni una legge assolutamente fatta ad hoc per Ultima Generazione» sancisce Pagani, «aumentare le pene non è una garanzia che i reati non saranno più commessi». «L’unico modo per farci smettere è ascoltarci» conferma Simone. Gli attivisti accettano di prendersi a carico denunce, condanne e sanzioni, perché credono nello stato di necessità: compiono un reato in prospettiva di un danno più grande, l’estinzione.
Nuovi tipi di partecipazione politica come la disobbedienza civile, nuove sono le forme con cui si adatta la legge. Emblematici sono il foglio di via, un provvedimento contenuto all’interno del codice antimafia che impedisce ad una persona sospettata di stare in un certo luogo da uno a tre anni. Secondo Francesco Romeo, avvocato di UG intervistato da Altreconomia, è la misura più abusata nella loro sistematicità e nel limitare le libertà personali di movimento. «E’ evidente la sproporzione perché queste cose non c’entrano con attività mafiose. Sono tutti tentativi per spaventare, sono un deterrente» aggiunge Gilberto Pagani, anche lui avvocato di UG che ha seguito il caso di Simone Ficicchia. Quest’ultimo fino a pochi mesi fa rischiava la sorveglianza speciale, un provvedimento per la criminalità organizzata o per pericolosità sociale. «Quando mi è arrivata la richiesta di sorveglianza speciale, dopo neanche un anno che facevo azioni pacifiche, non me l’aspettavo. Sono stato il primo e l’unico, per ora» racconta il ventunenne di Voghera.
Anche Michel Forst, Relatore speciale delle Nazioni Unite per i difensori dell’ambiente ha espresso la propria preoccupazione per la repressione di Roma verso chi esprime dissenso attraverso la disobbedienza civile. L’utilizzo della legge, a volte più sottile, altre più fermo, per reprimere movimenti si estende a macchia d’olio. Lo stesso giorno in cui gli studenti del Liceo Vittoria di Trento sono stati condannati, in Francia il movimento ambientalista “Les Soulèvements de la Terre”, attivo in più di 170 nuclei, è stato sciolto «per rischi di sicurezza pubblica». Non è chiaro cosa possa accadere dopo che un movimento viene dissolto come in questo caso, o represso in altre forme meno tangibili, se le idee che difende sopravvivono anche tra le altre realtà che lottano per l’esistenza umana, anche se con strategie diverse. Cotugno immagina una primavera ambientale, una sollevazione globale, come un “gigantesco atto creativo”. Di fronte all’abuso della legge, l’immaginazione per come costruire nuovi metodi e strategie in difesa di un’altro tipo di società è ciò che tiene insieme tutti i movimenti per il clima.